Il gallo del convento

I monaci avevano una grandiosa cucina. Dal paese vi approdava ogni ben di dio e fra Nicola, il questuante, era particolarmente felice. Aveva avuto in dono un bel gallo, che il padre guardiano non volle cucinare subito ma ingrassare per poterlo gustare in occasione delle imminenti feste natalizie.

Ogni volta che fra Nicola mandava il figlio del fornaio a ritirare le uova nella stalla del convento era dura per quel povero ragazzo. Il gallo improvvisamente gli piombava in testa, beccandolo a sangue. Il poveretto tornava a casa piangente e terrorizzato. Il fatto curioso era che quel gallo non aggrediva nessun altro. Insomma ce l’aveva con lui.

Fu così che pensò di vendicarsi. Si munì di tagliola, vi pose l’esca di grano e attese. Dapprima la tagliola colpì una innocente gallina ma dopo qualche minuto scattò finalmente per il gallo, che cominciò a fare un baccano del diavolo. Impaurito per l’arrivo dei monaci, il ragazzo lo colpì alla testa con una pietra per zittirlo. Ma il gallo reclinò la testa esanime, lasciando stupefatto il ragazzo, che per non lasciare il corpo del reato in bella mostra, decise di infilarlo dentro un sacco di iuta e portarselo a casa. Tremava per l’accaduto e di più per i rimproveri che gli avrebbe mosso il padre. Costui, invece, lo elogiò con ironia: "Finalmente qualcuno provvede a farmi mangiare carne".

Qualche anno dopo il figlio del fornaio si preparò piamente alla prima comunione. Davanti al confessore, l’arcigno padre Alfonso, non seppe nascondere l’antico misfatto. Il frate, astutamente, per penitenza non lo obbligò a recitare le solite avemarie ma gli impose di riportare un gallo in convento.

Se qualcuno crede che il racconto sia frutto di fantasia, si accomodi: sono pronto a fargli vedere le vistose cicatrici lasciatomi in testa da quel gallo.
(il figlio del fornaio)

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10 commenti su “Il gallo del convento

  1. benciarl il said:

    Me sorge un dubbio e mo’ ve lo confesso.

    Er dubbio che me punge la capoccia

    insin dar primo giorno che ciò messo

    er piede in de stò blog, ce l’ho ‘nsaccoccia.

    Ma mo’ lo tiro fora e me domando

    si er fijio der Fornaro e Paesanino

    so’ l’istessa persona. Me ce sbando

    affermanno ch’armeno so’ cuggini?

    Inzomma, er primo scrive in prosa

    l’antro in rima, ma pe’ bravura so l’istessa cosa.

    a me me pare quasi sempre quella

  2. benciarl il said:

    Uff, ho fatto un po’ de casino e allora: ERRATA CORRIGE

    Me sorge un dubbio e mo’ ve lo confesso.

    Er dubbio che me punge la capoccia

    insin dar primo giorno che ciò messo

    er piede in de stò blog, ce l’ho ‘nsaccoccia.

    Ma mo’ lo tiro fora e me domando

    si er fijio der Fornaro e Paesanino

    so’ l’istessa persona. Me ce sbando

    affermanno ch’armeno so’ cuggini?

    Inzomma, er primo scrive mòrto bene in prosa

    l’antro se sà, è ‘n mago co’ la rima, Nun sò ddì chi sii ‘r mejio e faccio prima

    a dubbità: quant’a bravura so’ l’istessa cosa….

    spero che ora vada bene. Con le vacanze me devo da esse arugginito!

    Ciao a tutti e godeteve sto dumilasei!

  3. romanesche il said:

    A ‘n vedi! Pe’ quer cacchio de gallo

    ch’ar fornaretto je beccava in testa

    s’è messo a scrive in finto romanesco

    puro l’amico serio, quer benciarlo:

    m’aspetta te che mo’ je dò l’avallo!

    D’erori ne straccolma sporte e ceste

    manco rilege e allora sì, stai fresco,

    che cacchio spera d’un commette fallo?

    A’ sor Benì che caspita combini?

    nimmanco sai contà le sillabette?

    In de sto passo Fornari e Paesanini

    te fanno fa de corsa le scalette

    che portano da Toro giù a Lentini

    p’annà da Jacopo a studià strofette!

    si nun te lo ricordi, Jacopo da Lentini, ch’er sonetto l’ha inventato, cià lassato detto di nun confonnersi: endecasillbo ce vò, non antro…

    M’associo pe l’auguri de felice anno a tutti e perdonatemi si scherzo sempre…

  4. Paesanino il said:

    Caro Benito, guarda che ti sbagli.

    Tra il Paesanino e il figlio del fornaio

    c’è quella parentela che hanno gli agli

    con le cipolle, che ha chi veste il saio

    con chi vive nel mondo i suoi travagli.

    L’ho scritto e lo confermo. Stammi gaio.

  5. Paesanino il said:

    Quanto a quel che ti dice Romanesche,

    son cose raffinate e non m’immischio,

    se provo a dir la mia corro il rischio

    di chi va per castagne e prende pesche.

  6. anonimo il said:

    Simpatico Figlio di fornaio, raccolgo la provocazione finale del racconto. Domenica prossima, alle 19,00 in piazza, dal Napoletano per vedere le vistose cicatrici, così finalmente sapremo chi sei.

    un torese curioso

  7. anonimo il said:

    Sera a tutti!!!Io so chi è il figlio del fornaio…lui stesso lo ha svelato qualche tempo fa, inserendo il link al suo blog dopo aver postato un messaggio 🙂 Vero, figlio del fornaio??? Un abbraccio, Abigail

  8. romanesche il said:

    Ora sono tranquillo e mi compiaccio:

    vuol dir cha Toro siete gente in gamba!

    nel salutarvi con un forte abbraccio

    vi prego di gradire il mio “caramba”!

  9. anonimo il said:

    Caro torese curioso (#7),

    io penso che la provocazione di cui parli non esiste. Ci sono tanti modi di dire, come “Possa essere fulminato se non è così” e altri. Il figlio del fornaio ha usato uno di questi.

    Stesso discorso vale per Abigail (#8): dici di sapere chi è. Può darsi che lo sai. Ma se volesse rendersi noto, il figlio del fornaio si firmerebbe diversamente. Ti pare?

    Saluti da

    Un torese niente affatto curioso.

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